«Musicalità comunicativa
Musica. Negli esseri umani c’è musicalità, da lì viene, essa è una dote innata, immersa nella loro fisiologia e coltivata poi nelle esperienze di vita.
Ci accompagna come specie animale evoluta, e ci mette nelle condizioni di fare musica e di apprezzarla, con l’ascolto e il movimento.
La vita è musicale per gli esseri umani noi attraversiamo il tempo della nostra vita in strutture ritmiche e musicali, tra «beat», «intonazioni», «melodie», «accordi».
Camminare, correre, saltare, strisciare toccare, scavare, tagliare, cucire, bussare, accarezzare scrivere, leggere, parlare, e tanto altro, sono azioni che hanno intrecci ritmico-musicali.
Qui «musica» è più che la musica in senso letterale essa varca i cancelli del suo significato specifico e specialistico - che poi è tutt’altro che pacifico e scontato -, si espande in altri territori semantici. Dice di gesti e parole azioni in flusso, proprio come le note di una melodia, e accordi ritmici e melodici: armonie.
Dice che le persone sono come musicisti, e le loro azioni assomigliano a musiche, intrecciate o a contrasto, polifoniche o all’unisono morbidi cori o vitali contrappunti.
[…] la musicalità ritmica dell’essere umano poggia su quella del suo corpo.
È lo stesso camminare eretti con andatura bipede, che fa musicali gli umani, «mentre camminiamo, ci giriamo, facciamo torsioni, guardiamo con occhi che saltano da destra a sinistra, protendiamo i fianchi ondeggiando, facciamo gesti intricati con le mani, parliamo, ogni cosa in frasi coordinate di fluido ritmo».
Imparando a camminare, da piccoli, secondo il modo di camminare del nostro angolo culturale di mondo, diventiamo capaci di distribuire la poliritmia del nostro corpo».
Paolo Apolito
Ritmi di festa
Corpo, danza, socialità
Il Mulino
Bologna, 2014
p. 48, 49