Musicoterapie in Ascolto

RIFLESSIONI IN MERITO ALL’ESPERIENZA DI MUSICOTERAPIA ONLINE

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Premessa

Qualche mese fa, a seguito del lockdown per la pandemia del Covid-19, ho realizzato ben nove incontri di musicoterapia online rivolti a sei persone frequentanti una realtà associativa locale.

Riflettendo sull’esperienza ormai conclusa, ho tratto alcune considerazioni personali e professionali che terrò presente anche nel prossimo futuro perché la condizione pandemica che viviamo non è tuttora risolta e non si sa quando terminerà, per cui è opportuno essere guardinghi.

 

Musicoterapia online no o sì?

Prima di iniziare l’esperienza online ero molto restio e la sola idea di far musicoterapia in rete mi spaventava, mi faceva paura, non ne avevo assolutamente voglia.

Mi sembrava una follia solo a pensarla.

Nel frattempo mi giunse, da parte del nostro Coordinatore delle Artiterapie, la lettura clinica della situazione terapeutica vissuta dai nostri assistiti.

In buona sostanza il Coordinatore affermava che, la forzata e improvvisa inattività, così angosciante per tutti, aveva creato nei nostri “ragazzi” una crisi di “presenza”, per dirla con un termine caro all’antropologo Ernesto De Martino, gettandoli, in alcuni casi, letteralmente nel panico, per cui riallacciare, anche online, i rapporti con loro era, in quel periodo, di fondamentale importanza per comunicare: io ci sono; dimmi come stai.

Ripensando ai miei vissuti, ascoltando i vissuti entusiasti di alcune Colleghe, diametralmente opposti ai miei, accogliendo la lettura ispirata della difficile realtà terapeutica vissuta dai nostri assistiti, ho ammorbidito la mia rigida posizione, accogliendo un poco le mie paure, per poter intraprendere l’esperienza di musicoterapia online volta a riattivare la “presenza” e a sfidare il mistero della fattibilità.

Riflettendo bene su quanto è accaduto credo che, tra le varie paure da me vissute, la più forte era il convincimento di non ritrovare a livello online e, fatto ancor più rilevante, di aver perso, la dimensione terapeutica che caratterizzava gli incontri in presenza, ampiamente orientati sulla costruzione della reciproca dimensione relazionale.

D’altra parte ero altresì consapevole che, se non avessi vissuto l’esperienza online, non avrei potuto verificare la fondatezza dei miei convincimenti, per cui, con spirito guardingo e un po’ speranzoso, intrapresi l’esperienza di musicoterapia online.

 

Cosa cambia nella musicoterapia online?

Dopo le prime sedute mi resi ben presto conto che a livello online lo spazio, il tempo, la relazione, l’uso degli strumenti musicali, gli ascolti diventavano “un’altra cosa”.

Lo spazio da fisico, condiviso e risonante dei nostri vissuti, si trasformava in quello virtuale e bidimensionale dello schermo dello smartphon o del personal computer.

Una realtà angusta, asfittica e irreale: una duplice cornice in cui io e l’altra persona di turno facevamo capolino, se rimanevano dentro i rettangoli dei rispettivi schermi (che sollievo).

Vedersi, era la comunicazione non verbale delle reciproche presenze (benessere assicurato).

Non vedere l’altro significava, non solo perdere di vista l’altro, ma non percepirlo: l’altro non c’è, non è presente; che dispiacere!

Il tempo, la durata dell’incontro, se prima era un appuntamento calendarizzato, un ritrovarsi, una consuetudine significativa che fa parte della nostra storia terapeutica, ora, come lo spazio, diventava virtuale e, condizione fortemente irritante, era strettamente legato ai “capricci” della connessione internet del momento, per cui anche l’interruzione accidentale del contatto poteva essere vissuta o come un “blackout” dell’incontro o, come è capitato, un’improvvisa chiusura, fortunatamente momentanea, del rapporto (quanta amarezza e quanta frustrazione…).

Le relazioni da reali, concrete e condivise, diventavano comunicazioni solitarie e virtuali, ampiamente dipendenti dall’adozione delle reciproche voci, dei suoni eseguiti con i rispettivi strumenti musicali o dalla voglia di condividere alcuni ascolti musicali graditi, possibilmente, a entrambe.

Gli strumenti musicali da condivisi e concretamente presenti diventavano “domestici”, personali e presenti solo se qualcuno li possedeva e li voleva utilizzare.

La voce e l’ascolto musicale diventavano, di fatto, gli unici mediatori dei nostri incontri.

In buona sostanza i parametri fondamentali della prassi musicoterapica, traslati in rete web, sono questi.

  • Da spazio vissuto a schermo vissuto: se sei nello schermo bene, altrimenti per me non esisti.
  • Da tempo vissuto a connessione vissuta: se c’è la connessione bene, altrimenti non esistiamo.
  • Da relazioni vissute a comunicazioni vissute: se cantiamo, suoniamo, ascoltiamo, bene, in caso contrario, viviamo il vuoto con immenso dispiacere; dove siamo finiti?

Inoltre la musicoterapia online, giocoforza, utilizza solamente:

  • una parte del corpo (il volto o, nei casi migliori, “il mezzo busto”);
  • la vista;
  • l’udito.

 

Riflessioni conclusive

In relazione a quanto ho rilevato credo di aver fugato la mia paura di perdere la dimensione terapeutica mentre realizzo la musicoterapia online perché la musicoterapia in presenza e quella online sono, di fatto, due attività diverse e, a volte, possono diventare complementari.

La musicoterapia in presenza è orientata a ri-costruire la relazione terapeutica, mentre quella online è orientata a riattivare e approfondire la comunicazione terapeutica.

Se la musicoterapia online accentua la dimensione comunicativa, questo tipo di intervento giova a quei ragazzi che riescono ad adattarsi bene ai parametri della realtà virtuale.

Per cui i soggetti che non gradiscono essere ripresi da una videocamera, amano ascoltare una qualità di suono eccellente e sono infastiditi dai ritardi della connessione internet, non utilizzano i propri strumenti musicali perché non li hanno o perché non li vogliono utilizzare, non ascoltano volentieri le proposte musicali, dopo qualche incontro rifiutano o tollerano poco la musicoterapia online.

Di converso, i soggetti che si fanno riprendere da una telecamera, tollerano i “capricci” delle connessioni internet, utilizzano la voce, i propri strumenti musicali e accettano di ascoltare le musiche proprie o quelle altrui, accolgono di buon grado l’attività di musicoterapia online.

Personalmente, in futuro, se dovessi riprendere sessioni di musicoterapia online, sicuramente saprò come comportarmi: l’esperienza insegna.

 

Giangiuseppe Bonardi

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