Rito di transito
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- Pubblicato Martedì, 26 Settembre 2017 07:41
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«In un sistema culturale che considerava la malattia come colpa, essa poteva essere riscattata solo da un sacrificio, con una morte ed una rinascita simboliche sotto gli auspici della Grande Madre, attraverso la quale si celebrava un concetto di vita che non disconosceva la morte, ma la inglobava come elemento essenziale del processo di rigenerazione.
L’abito bianco che indossavano di solito le tarantate è esso stesso indizio di passaggio di stato e di mutazione dell’essere, secondo il classico schema di ogni iniziazione: morte e rinascita.
Nel sistema simbolico relativo alla cultura della Grande Dea, il bianco infatti la identifica come reggitrice di morte, rigida e bianca come le ossa.
Ma la morte nel pensiero simbolico precede sempre la vita e ogni nascita è quindi una rinascita.
Il tarantismo si configura pertanto come un rito di transito che si celebrava non a caso nel periodo del solstizio, simbolo esso stesso del confine tra il mondo dello spazio-tempo e quello dell’aspazialità e dell’atemporalità in cui era consentito entrare in contatto col nume1».
Maria Rosaria Tamblé
1Tamblé M. R., Tarantismo e stregoneria: un legame possibile, in AA. VV., Transe guarigione mito, Besa, Nardò (LE) 2000, p. 114.