Pasinetti Sandra, Modi di essere o modi di esserci?

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La manifestazione dei “modi di essere” e delle “risposte rivolte a sé”, nell’intervento musicoterapico cui mi riferisco[1], divengono modalità musicoterapiche. Questi modi e queste risposte determinano “modalità di espressione” se riguardano segnali non verbali della persona (espressione non verbale), “modalità di espressione sonoro-musicale” se si riferiscono alla sua sonorità-musicalità, infine, “modalità di percezione sonoro-musicali” se sono manifestazioni della sua personale disposizione attentiva alla percezione.
Dai “modi di esserci” e dalle “risposte rivolte all’altro” nascono dinamiche di contatto musicoterapiche. Le situazioni che si riferiscono alla manifestazione di segnali non verbali rivolti all’altro (atteggiamenti interpersonali) determinano “dinamiche di produzione” (comunicazione non verbale); quelle che, invece, sono in relazione con gli aspetti sonoro-musicali resi comuni tra sonorità-musicalità della persona e del musicoterapista (“aspetti sonoro-musicali congrui”) riguardano le “dinamiche di produzione sonoro-musicali”; infine, quelle che avvengono sulla base della personale disposizione attentiva alla ricezione finalizzata diventano “dinamiche di ascolto sonoro-musicali”. Queste dinamiche riguardano anche le “risposte rivolte a sé” e ciò significa che il soggetto si trova in una situazione dove manifesta una disposizione attentiva alla ricezione per ascoltarsi in presenza dell’altro; questo però non implica necessariamente che sia disposta ad accettare anche quanto l’altro ha da dirgli. Quindi questa “risposta rivolta a sé” costituisce un punto d’incertezza dato dal fatto che la persona, se ascolta unicamente sé stessa, si orienta nella realizzazione di “modalità auto-centrate”, mentre, se ascoltandosi prende in considerazione anche quanto è proposto dall’altro, crea i presupposti per mettere in atto “dinamiche di contatto musicoterapico”. Dalle dinamiche di produzione sonoro-musicale hanno origine “contatti sonoro-musicali musicoterapici” che possono essere proposti dalla persona o dal musicoterapista e che, in questo senso, riguardano situazioni caratterizzate dal fatto che la manifestazione dei “modi di esserci” e delle “risposte rivolte all’altro” avvengono all’interno di un punto di contatto del contesto musicoterapico. Questo “contatto sonoro-musicale musicoterapico” è un incontro o uno scambio sonoro-musicale in base alla presenza parziale o totale delle seguenti componenti che lo distinguono:
  • posizione frontale preferibilmente seduta;
  • presenza del contatto/orientamento oculare.
Il contatto è uno “scambio sonoro-musicale” se riguarda una situazione di reciprocità tra la persona e il musicoterapista che utilizzano gli strumenti musicali per esprimersi in contemporaneità o in successione cogliendo anche quanto l’altro propone in presenza di almeno due delle tre componenti descritte; mentre è un “incontro sonoro musicale” se si riferisce a una situazione caratterizzata dalla presenza di tutte le tre componenti.
 
Modi di essere o di esserci: emozioni vissute
“Modi di essere e/o esserci, risposte rivolte a sé e/o all’altro” vengono presi in considerazione nel corpo-mente emozionale. L’attribuzione della componente “emozionale” nasce da una riflessione in cui si tiene in considerazione il fatto che l’emozione, secondo Bonardi, è un elemento dinamico della “personale dimensione sonora musicale” del soggetto ed entra a far parte di un “insieme interrelato” che comprende anche le sensazioni, le immagini sinestesiche, il grado di competenze musicali (percezione, comprensione, conoscenze, produzione) e culturali. L’intervento musicoterapico esperito è stato articolato in conformità a quanto elaborato sul termine “contatto” inteso come “situazione” caratterizzata dalla manifestazione dei personali “modi di esserci” e delle personali “risposte rivolte all’altro”, che avvengono a livello intenzionale, in una dimensione bidirezionale, considerando l’altro come presenza attiva nello spazio comune di contatto del contesto musicoterapico in cui si esplicano e si amplificano i “vissuti senso-emotivi” esperiti dal musicoterapista, le “sensazioni/emozioni e gli atteggiamenti interpersonali” manifestate dalla persona all’interno di una “direzione emozionale” di tensione/distensione emotiva. Nel contesto musicoterapico le senso-emozioni sono colte a livello non verbale. Al riguardo Argyle definisce la comunicazione non verbale come un “linguaggio del corpo” costituito da “segnali non verbali […]: segni-gesto, movimenti del capo, direzione dello sguardo, vicinanza e posizione spaziale, contatto corporeo, orientazione, tono di voce e altri aspetti non verbali del discorso, abiti e ornamenti del corpo[2]. Quanto riportato giustifica la scelta di considerare, nella persona cui era diretto l’intervento musicoterapico, i parametri tramite cui elaborare un “bilancio psicomotorio globale”[3] del soggetto integrandoli con i segnali non verbali individuati da Argyle. Da questa integrazione è stato possibile rilevare l’espressività globale e differenziale del soggetto sulla base della manifestazione dei seguenti aspetti non verbali provenienti da determinate “aree corporee”, ossia:
  • mimica facciale-espressioni del volto…
bocca (rivolta in basso/in alto, con diversi gradi di apertura, che mostra i denti o la lingua);
sopracciglia (sollevate/aggrottate);
pelle (di colore pallido/acceso, che traspira o no);
naso (beffardo, narici dilatate);
mimica facciale (mobile/fissa, tesa/distesa, dolce/severa, autoritaria);
  • sguardo…
qualità dello sguardo (vivace, fisso/mobile, sfuggente, dolce/severo, autoritario);
a chi è diretto lo sguardo (al terapista, agli strumenti musicali, allo spazio-ambiente);
  • voce…
qualità della voce da un punto di vista acustico (tono alto/basso/neutro ascendente/discendente), altezza (acuto/grave/medio), ritmo (veloce/lento/con pause frequenti), intensità (forte/debole/variabile), timbro (gutturale/nasale/rauco).
La voce rispetto alle emozioni può variare in base a: sonorità, velocità, altezza, tono, disturbi del discorso (o non fluente).
Qualità della voce (tono modulato, occasionale, assente, diretto all’altro, diffuso, diretto a sé).
Qualità della emissione vocale/verbale (frequente/assente, espressiva, non finalizzata alla comunicazione, comunicativa e rivolta all’esterno, funzionale, usata in modo specifico alla situazione).
  • Postura…
aperta/chiusa, prona/supina, verticale/orizzontale, in
equilibrio/in disequilibrio, in tensione/distensione;
  • tono muscolare…

alto/basso, chiuso/aperto. Le variazioni toniche possono essere continue, in crescita/in diminuzione rispetto alla tensione/ distensione;

  • respiro…
superficiale/profondo, regolare/irregolare,
lento/veloce, con iperventilazione/apnea;
  • movimento…
qualità del movimento (ampio/raccolto, lento/veloce, circolare/direzionato, regolare/irregolare.
Movimenti più frequenti (camminare, correre, strisciare, gattonare, rotolare, cadere).
Presenza dei movimenti stereotipati (da rilevare);
  • gestualità…
le mani sono usate prevalentemente per manifestare i propri stati d’animo, svolgere attività sostitutive (da rilevare), additare indicando la direzione dell’attenzione. I gesti sono usati prevalentemente per illustrare (collegarsi ai discorsi), esprimere stati d’animo o la propria personalità, mettere in atto dei rituali particolari;
  • contatto fisico…
il contatto fisico può essere operato con mani, braccia, bocca, piedi e quindi: accarezzare, pizzicare, lisciare, stringere, baciare, leccare, toccare, tenere, abbracciare, calciare, solleticare ecc… L’espressività globale e differenziale è stata presa in considerazione in un contesto più ampio che possa cogliere il livello di integrazione del soggetto nel contesto musicoterapico esperito. Argyle afferma che: “Differenti aree del corpo possono trasmettere diversi aspetti dell’emozione...” e ritiene, inoltre, le “aree corporee” come parti del corpo tramite le quali i “segnali non verbali” comunicano le emozioni. In seguito a questa precisazione, gli aspetti non verbali provenienti da determinate aree corporee sono diventati quindi anche “mezzi-modi” per rilevare l’espressività per gli atteggiamenti interpersonali manifestati dalla persona all’interno del contesto musicoterapico. In riferimento alla comunicazione degli atteggiamenti interpersonali l’autore individua due “dimensioni generali”...

DOMINANTE

             OSTILE                                             AMICHEVOLE

SOTTOMESSO

Queste sono le dimensioni generali degli atteggiamenti interpersonali […]. Si possono realizzare combinazioni di atteggiamento, per esempio una dominanza esercitata amichevolmente[4]. Queste due dimensioni sono state prese in considerazione nelle loro singole componenti (“componente emozionale”) rispetto alla persona cui era rivolto l’intervento musicoterapico tenendo però presente che, in conseguenza alla loro possibilità di combinarsi, si potevano realizzare situazioni caratterizzate da ostilità o amichevolezza in presenza anche di dominanza/sottomissione. Queste due situazioni sono, inoltre, state rilevate e valutate in riferimento a una “dimensione emozionale” data da “tensione/distensione emotiva”. L’ostilità in presenza anche di dominanza o sottomissione è stata considerata come una situazione di “tensione emotiva”; mentre l’amichevolezza in presenza anche di dominanza o sottomissione caratterizzava una situazione di “distensione emotiva”. Nell’intervento musicoterapico ritengo opportuno effettuare anche una rilevazione-valutazione delle emozioni e delle sensazioni manifestate dalla persona poiché, trovandosi nel contesto musicoterapico, esperisce una condizione di ricezione totale: uditiva (orecchio-cervello) e corporeo-sensoriale (somato-fisica). In questa condizione il sonoro e/o il musicale può essere recepito sia a livello cosciente (intellettivo, razio-mentale) sia non cosciente (neurovegetativo). In quest’ultimo caso il suono, colto tramite gli analizzatori sensoriali sparsi sulla pelle, va a influenzare le funzioni vitali-viscerali riattivando nell’ascoltatore sensazioni (tensione, rilassamento) ed emozioni (piacere, dispiacere, ecc) che, se rilevate e valutate in modo adeguato, diventano importanti indicatori dell’evoluzione (in senso positivo o negativo) del contatto musicoterapico. A mio parere il musicoterapista ha l’obbligo e il dovere di articolare l’intervento non solo nella massima considerazione delle senso-emozioni che la persona manifesta ma anche nella consapevolezza di quelle che lui stesso esperisce (“Autovalutazione musicoterapica”[5]) al fine di riuscire a comprendere, accettare ed elaborare in modo produttivo e funzionale determinati vissuti personali che, altrimenti, potrebbero ostacolare e rendere impossibile qualsiasi tentativo di contatto. Le sensazioni e le emozioni individuate da Bonardi sono state integrate con altre esperite da me e dalla persona diventando così gli indici di due schede di rilevazione e valutazione. È possibile ipotizzare che la proposta sonoro-musicale, nel contesto musicoterapico” esperito con l’esperienza condotta, è stata accettata o rifiutata dalla persona in base a quanto manifestava nelle sue modalità-dinamiche di contatto. Il punto d’incertezza individuato nella “risposta rivolte a sé” come punto in comune tra “modalità musicoterapiche” e “dinamiche di contatto musicoterapiche” costituisce la possibilità di intervenire come presenza attiva, effettuando delle proposte o stimolazioni compartecipi con ciò che la persona manifesta. Se la persona accetta quanto proviene dall’altro (musicoterapista) significa che lo coinvolge nei suoi personali “modi di esserci e di risposta rivolta all’altro”, se invece lo rifiuta continua a rimanere nei suoi personali “modi di essere e di risposta rivolta a sé” escludendo l’altro come presenza in ciò che manifesta. L’accettazione delle proposte del musicoterapista costituisce dunque il presupposto per la realizzazione di “contatti musicoterapici”. Può essere caratterizzata da situazioni di amichevolezza in presenza anche di dominanza o sottomissione che denotano una certa distensione emotiva data dalla presenza di: espressione a livello motorio verso il musicoterapista/gli strumenti musicali/la fonte di emissione sonoro-musicale, avvicinamento, contatto fisico, abbraccio nei confronti del musicoterapista. Al contrario, il rifiuto di quanto proviene dal musicoterapista denota una situazione di “distacco (non contatto) ” in cui la persona manifesta i personali “modi di essere e di risposta rivolta a sé”. Può essere caratterizzato da situazioni di ostilità in presenza anche di dominanza e/o sottomissione che denotano una certa tensione emotiva in presenza di aggressività autodiretta, opposizione rivolta all’ambiente o agli strumenti musicali, espressività rivolta verso sé, isolamento. “Tensione/distensione emotiva” devono, quindi, essere considerate due “direzioni emozionali” verso le quali indirizzare le modalità con cui la persona si esprime in base alle sensazioni/emozioni che manifesta e agli atteggiamenti che rivolge all’altro (interpersonali). Solo attraverso l’ “ascolto compartecipe” della sonorità-musicalità-corporeità che caratterizza la persona, io sarò in grado di cogliere in essa gli “aspetti sonoro-musicali congrui” alla sua personale sonorità-musicalità-corporeità. Questi “aspetti sonoro-musicali congrui” diventano mezzi alternativi di comunicazione non verbale perché sono utilizzati dal musicoterapista al fine di poter dare delle “risposte compartecipi” basate, in parte, su un suo atteggiamento di autenticità e, in parte, sulla sua riproduzione per imitazione di quanto viene manifestato-espresso dalla persona in riferimento anche alla tensione/distensione emotiva che manifesta. Eseguire un “ascolto/risposta compartecipe” significa porsi in una disposizione attentiva di ricezione intenzionale e in una condizione di proposta in accettazione della persona cui è rivolto l’intervento, ossia accogliendo con il massimo rispetto tutto ciò che manifesta a livello non verbale ed emozionale. L’aspetto relazionale ed emotivo nell’intervento musicoterapico esperito è stato valutato altresì tenendo presente che le “metodiche (riabilitative) veicolano tutte le proposte tecniche attraverso le motivazioni e il coinvolgimento affettivo del paziente al progetto (Perfetti 1986), coinvolgimento che è in larga parte frutto dell’intesa con il riabilitatore, il quale, in questo caso, è molto attento alle risposte emotive del paziente ed è a sua volta portatore all’interno del rapporto di sentimenti ed emozioni proprie […]. Il riabilitatore non cerca di lavorare sui contenuti interiori del paziente, non accede alla dimensione simbolica, ma veicola l’affettività attraverso la praticità dei gesti e azioni”[6].

Sandra Pasinetti

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[1]Pasinetti Sandra, Alla ricerca di una metodica musicoterapica personalmente… autentica, MiA, Musicoterapie in Ascolto.
[2]M. Argyle, Il corpo e il suo linguaggio – Studio sulla comunicazione non verbale, Zanichelli, Bologna 1978, p. 2.
[3]G. Cenerini, F. Cartacci, Uno strumento operativo: griglia di osservazione psicomotoria, tratto dal materiale di studio del corso triennale di formazione per psicomotricisti, C.P.M, Brescia.
[4]Argyle, Il corpo e il suo linguaggio, p. 89.
[5]G. Bonardi, L’osservazione musicoterapica con adolescenti e adulti oligofrenici in ambito socioeducativo, PCC, Assisi 1995, p. VI.
[6]Postacchini, Ricciotti, Borghesi, Lineamenti di musicoterapia, pp. 59-63